Silvia assiste il delfinoIntervista ai soccorritori della Stenella di Muravera

Giorgio Zara e Silvia Crippa ci raccontano come hanno soccorso il delfino in difficoltà
 

Abbiamo ricevuto la segnalazione di un delfino in difficoltà nella spiaggia di San Giovanni presso Muravera nella notte del 13 agosto. Gepi Ollano, referente della Laguna di Nora per la Rete regionale che tutela la fauna marina, ci avverte che le condizioni dell′intervento di soccorso sono problematiche.

Sul posto erano già al lavoro due operatrici dell′Area Marina Protetta di Villasimius. Da alcune ore tentavano di salvare il delfino della specie Stenella, un esemplare di circa 1,20 m di lunghezza. Considerato che noi ci troviamo a qualche decina di chilometri dal posto, ci siamo messi in contatto con una delle operatrici, Francesca Frau.

Le condizioni meteo-marine erano proibitive a causa del forte scirocco, il sito completamente al buio e privo di ogni garanzia di sicurezza.

Allora abbiamo deciso di far spostare l′animale in un altro sito, più consono alla messa in sicurezza sia dell′animale in difficoltà sia delle persone che devono prestargli soccorso.

La piccola spiaggia ad est della Fortezza Vecchia, accanto al porto di Villasimius, ci è sembrato il sito ideale.

Sempre in contatto telefonico, diamo indicazione alle operatrici su come trasportare il delfino, che viene caricato su un pick-up e adagiato su un letto di gomma piuma.

Verso l′una del mattino Silvia e io raggiungiamo Villasimius, dopo qualche minuto arriva il pick-up.

Il delfino è in un forte stato di stress; sono evidenti tremori continui e la respirazione risulta veloce con piccolissime apnee.

 

Il trasporto via terra è pericoloso per un delfino?

Il trasporto di un cetaceo è sempre un′operazione molto delicata che deve essere effettuata con molta attenzione ma anche con decisione.

Se il trasporto avviene di notte, come nel nostro caso, è sufficiente che la velocità del mezzo non sia eccessiva per scongiurare che la turbolenza dell′aria asciughi troppo velocemente la delicata pelle del delfino. Un asciugamano umido risolve bene il problema.

Di giorno le cose si complicano per diversi motivi. In primis perché l′animale è disturbato dalla luce diretta sugli occhi e quindi bisogna fare in modo che questo non accada. I raggi solari sono però deleteri soprattutto per la pelle dell′animale che deve essere protetto con un telo bianco continuamente bagnato. Queste indicazioni valgono sempre, sia che il trasporto venga fatto via terra che via mare.

Un′altra indicazione importante: i cetacei in difficoltà che hanno già problemi respiratori devono essere posizionati in modo tale che il corpo stesso dell′animale non gravi sul torace. Questo infatti impedirebbe una normale ventilazione. L′uso di una barella dedicata è importantissimo.

 

Come stava il delfino quando siete arrivati a Villasimius?

Il delfino era sotto stress ma appariva sostanzialmente in buone condizioni: non mostrava forme di dimagrimento e il corpo non presentava parassiti, questi due elementi sono indicatori di un animale che ha mangiato e che nuota senza difficoltà.

Altre patologie sono impossibili da diagnosticare se non viene effettuata una visita veterinaria.

Comunque sull′animale non erano presenti ferite in nessuna parte del corpo.

 

Quali sono state le cure che avete prestato immediatamente?

La prima cosa importante da fare quando si effettua un intervento è quella di porre l′animale in una situazione di tranquillità: è importante evitare forti rumori o il vociare delle persone, quindi siamo intervenuti in silenzio e abbiamo allontanato tutti i curiosi.

Se l′animale presenta ferite (ma non era il nostro caso), occorre pulirle dalla sabbia e disinfettare le zone interessate, ma soprattutto non lasciare l′animale mai da solo, monitorare la respirazione e cercare di capire se si calma oppure no.

Dopo la sistemazione sulla barella vicino alla battigia, la Stenella ha incominciato a calmarsi e sono occorse diverse ore perché il delfino riprendesse la respirazione più tranquilla. I ritmi respiratori iniziali erano ogni 7-8 secondi mentre intorno alle quattro del mattino (cioè dopo circa 4 ore) il ritmo respiratorio era di 20-25 secondi.

Alle prime luci del giorno abbiamo fatto fare una prova di nuoto al delfino per cercare di capire il suo grado di reazione.

Abbiamo notato subito la differente energia che il delfino mostrava mentre tentava di nuotare verso il largo.

Dopo circa una mezz′ora abbiamo deciso che sarebbe stato meglio liberare il delfino sia per evitare i raggi solari che già incombevano sulla spiaggia sia perché volevamo capire la reazione dell′animale in acqua libera.

Ci siamo quindi messi in contatto con Giorgio Massaro, referente per la rete regionale dell′Area Marina Protetta Sinis, al quale abbiamo chiesto di attivare l′intervento di un mezzo della Guardia Costiera di Villasimius.

Alle 7,30 un gommone della Guardia Costiera si è avvicinato alla spiaggia della Fortezza Vecchia.

Una volta caricato il delfino sul gommone ci siamo diretti a qualche miglio dalla costa su un fondale di circa ottanta metri.

Sono entrato in acqua per seguire il nuoto del delfino ma la Stenella con alcuni colpi energici di coda si è immediatamente allontanata.

Dalla superficie abbiamo visto l′animale saltare fuori dall′acqua, chiaro segno che aveva ripreso le forze.

 

La Rete regionale per la tutela della fauna marina ha seguito tutto l′intervento?

Siamo stati contattati dal sistema della Rete regionale per la tutela delle tartarughe e dei cetacei, la quale ha fatto da ponte, durante le fasi dell′operazione, con la Guardia Costiera.

La Rete ha il compito principale di coordinare le fasi iniziali dell′allerta, contattando i gruppi operativi della zona interessata, e di seguito garantire il contatto con le diverse strutture pubbliche che potranno supportare i tecnici intervenuti.

Oltre a questo, la Rete raccoglie in un database le informazioni relative agli interventi effettuati in tutto il territorio regionale, in modo da poter monitorare e elaborare un quadro d′insieme sulle tartarughe marine e i cetacei presenti nelle acque della Sardegna.

 
 

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