Il centro di recupero
Laguna di Nora

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Il Centro recupero Cetacei e Tartarughe marine opera in Sardegna da 1993 per accogliere, curare e riabilitare esemplari di Tartaruga marina feriti o ritrovati in difficoltà. 

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Il centro di recupero
Laguna di Nora

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Il Centro recupero Cetacei e Tartarughe marine opera in Sardegna da 1993 per accogliere, curare e riabilitare esemplari di Tartaruga marina feriti o ritrovati in difficoltà. 

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Lavoriamo in network

Dal 2009 Il Centro recupero tartarughe marine Laguna di Nora è un nodo della Rete regionale per la conservazione della fauna marina della Sardegna, ed è responsabile dei recuperi e degli interventi sugli esemplari ritrovati in difficoltà nell’area costiera ricompresa tra il Golfo di Cagliari, da Capo Sant’Elia, a Capo Pecora di Arbus.

Il Centro recupero Cetacei e Tartarughe marine “Laguna di Nora” nasce ed opera
dal 1993 per accogliere, curare e riabilitare esemplari di Tartaruga marina ferite o ritrovate in difficoltà. 

Lavoriamo in network

Dal 2009 Il Centro recupero tartarughe marine Laguna di Nora è un nodo della Rete regionale per la conservazione della fauna marina della Sardegna, ed è responsabile dei recuperi e degli interventi sugli esemplari ritrovati in difficoltà nell’area costiera ricompresa tra il Golfo di Cagliari, da Capo Sant’Elia, a Capo Pecora di Arbus.

La Rete Regionale, istituita nel 2009, è coordinata dall’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna coinvolge tre Centri di recupero: Laguna di Nora di Pula, il CRAMA del Parco dell’Asinara, il CRES del Parco del Sinis, e due Centri di primo soccorso, situati presso Parco di Tavolara e nell’AMP di Villasimius.Ai CRTM si affiancano il Corpo Forestale e di vigilanza ambientale della RAS, la Capitaneria di Porto, il CNR di Oristano.
Il CRTM Laguna di Nora è responsabile delle attività di monitoraggio e cura di esemplari spiaggiati nel tratto costiero sud-occidentale della Sardegna, ricompreso tra Capo Sant’Elia a Capo Pecora.

In caso di avvistamento, segnala!

Se avvisti una tartaruga marina o un cetaceo spiaggiato, in difficoltà o deceduto, o se assisti alla deposizione di una tartaruga marina, è fondamentale agire tempestivamente. Chiama subito i numeri verdi 1515 o 1530 per segnalare l’evento e attivare l’intervento degli esperti.

La Rete Regionale, istituita nel 2009, è coordinata dall’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna coinvolge tre Centri di recupero: Laguna di Nora di Pula, il CRAMA del Parco dell’Asinara, il CRES del Parco del Sinis, e due Centri di primo soccorso, situati presso Parco di Tavolara e nell’AMP di Villasimius.Ai CRTM si affiancano il Corpo Forestale e di vigilanza ambientale della RAS, la Capitaneria di Porto, il CNR di Oristano.
Il CRTM Laguna di Nora è responsabile delle attività di monitoraggio e cura di esemplari spiaggiati nel tratto costiero sud-occidentale della Sardegna, ricompreso tra Capo Sant’Elia a Capo Pecora.

Il Centro recupero

tartarughe marine

*Raccolta dati dal 1993 al Febbraio 2025

interventi su tartarughe*

interventi su cetacei*

tartarughe riabilitate*

Il Centro Recupero Tartarughe marine
in numeri

interventi su tartarughe

tartarughe riabilitate

*Raccolta dati dal 1993 al Febbraio 2025

interventi su cetacei*

La struttura e il gruppo
di intervento

Immersa tra laguna e mare, la nostra struttura offre spazi attrezzati per ospitare e prendersi cura delle tartarughe marine anche per lunghi periodi.

La struttura e il gruppo
di intervento

Immersa tra laguna e mare, la nostra struttura offre spazi attrezzati per ospitare e prendersi cura delle tartarughe marine anche per lunghi periodi.

La nostra struttura, il nostro team

Con vasche individuali da 2.000 a 14.000 litri, un’infermeria, un’area di degenza e vasche per la riabilitazione, garantiamo cure ottimali fino al rilascio in natura. Il nostro team operativo, formato dal direttore sanitario, il Dottore Veterinario Alberto Russo, biologi e naturalisti, lavora con dedizione per garantire la cura delle tartarughe marine ospitate nel CRTM. Ci occupiamo del monitoraggio degli spiaggiamenti  di cetacei  e della protezione dei siti di nidificazione di tartaruga marina, coordinandoci con la Rete Regionale per la conservazione della Fauna Marina per salvaguardare la biodiversità lungo le coste della Sardegna, assicurando interventi tempestivi ed efficaci.

Gli interventi in Sardegna

Ogni segnalazione di tartarughe marine o cetacei in difficoltà o spiaggiati, ricevuta dalla Sala Operativa del
Corpo Forestale (1515) o della Guardia Costiera (1530), attiva l’intervento del Centro Recupero della Rete Regionale per la Conservazione della Fauna Marina, competente per l’area.
Il nostro CRTM opera lungo la costa tra Capo Sant’Elia (Cagliari) e Capo Pecora (Arbus), intervenendo sia per esemplari vivi che necessitano di cure veterinarie, sia per il recupero di esemplari deceduti, applicando i protocolli ISPRA (’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) per monitoraggi e interventi.
Su tutte le coste della Sardegna è quindi attivo un monitoraggio continuo, h 24, per il rilevamento di cetacei e tartarughe marine.

Le tartarughe marine
verso l’estinzione?

Tutte e sette le specie di tartarughe marine presenti
nei mari del mondo sono a rischio di estinzione.

Le tartarughe marine

Tutte e sette le specie di tartarughe marine presenti nei mari del mondo sono a rischio di estinzione.

tartarughe nel mediterraneo

Nonostante siano protette da normative internazionali, continuano a essere minacciate da catture accidentali durante le attività di pesca, dall’accumulo di detriti e inquinanti che degradano i loro habitat, dal disturbo causato dalle attività umane e dallo sviluppo costiero
che invade le spiagge dove nidificano. Nel Mar Mediterraneo, la specie più comune è la Tartaruga marina comune (Caretta Caretta).
Anche la Tartaruga verde (Chelonia Mydas) e la Tartaruga liuto (Dermochelys Coriacea) sono presenti, sebbene in numero inferiore..

perché sono così vulnerabili?

Le tartarughe marine, pur essendo rettili evoluti e perfettamente adattati alla vita marina, mantengono un legame cruciale con l’ambiente terrestre. Nuotano agilmente e compiono lunghe migrazioni oceaniche, ma la loro respirazione polmonare le obbliga a riemergere periodicamente per respirare. Essendo predatrici al vertice della catena alimentare, le tartarughe marine sono numericamente meno abbondanti negli ecosistemi rispetto alle loro prede. Questa posizione le rende particolarmente vulnerabili agli impatti negativi delle attività umane, sia diretti, come le catture accidentali, sia indiretti, come i danni agli ecosistemi sottostanti. Tutte le specie di tartarughe marine sono longeve, con una vita che può superare i 90 anni. Tuttavia, raggiungono la maturità sessuale molto tardi, si riproducono con bassa frequenza e compiono migrazioni a lunga distanza per alimentarsi e riprodursi.
Questi fattori ecologici le rendono particolarmente sensibili agli effetti dell’inquinamento marino, delle catture accidentali, delle malattie infettive e dei cambiamenti climatici, aumentando il rischio di declino delle loro popolazioni.

La nidificazione delle
tartarughe in Sardegna

Le femmine delle tartarughe marine hanno un legame profondo con la loro originaria vita terrestre, poiché depongono le uova sulle spiagge, affidando lo sviluppo dei loro piccoli al calore della sabbia.

Caretta Caretta, shot by A. Loreti

La nidificazione delle tartarughe in Sardegna

Le femmine delle tartarughe marine hanno un legame profondo con la loro originaria vita terrestre, poiché depongono le uova sulle spiagge, affidando lo sviluppo
dei loro piccoli al calore della sabbia.

Nate in Sardegna

Il primo caso di nidificazione scientificamente documentato in Sardegna è relativamente molto recente e risale alla fine del mese di agosto del 2006 nella spiaggia di Geremeas. Individuato sin dal principio destò l’attenzione del pubblico, costantemente monitorato non portò alla luce nessun piccolo. Il tardo periodo di deposizione e la rapida diminuzione delle temperature registrate in quell’anno determinarono l’insuccesso di quella deposizione. Quel primo evento poteva essere considerato una eccezione per le spiagge della Sardegna ma risvegliò sbiadite memorie di storie di pescatori e solitari bagnanti nelle deserte spiagge sarde degli anni 60 e 70 che raccontavano di aver assistito alla schiusa di un nido di tartarughe marine.
Nell’ultimo decennio la scoperta di nidi di tartarughe marine nelle spiagge della Sardegna è significativamente aumentata. Dal primo caso del 2006 alla conclusione della stagione di nidificazione 2024 il totale di nidi di Caretta Caretta registrati dalla Rete regionale per la conservazione della fauna marina è 62.

Report nidificazione 2024

A partire alla stagione 2020 si registra l’aumento dei ritrovamenti di nidi di Caretta lungo tutte coste italiane. Il totale dei nidi registrati in Italia nella stagione 2024 è 601, 149 in più rispetto al 2023.
Possono concorrere a questa crescita diversi fattori ancora oggetto di studio e all’aumento del ritrovamento dei nidi non è direttamente rapportabile il miglioramento delle condizioni di conservazione di questa specie.
Nel Mediterraneo l’aumento delle temperature del mare e della sabbia delle spiagge estende spostando più a nord l’areale delle popolazioni di caretta. In risposta al cambiamento climatico vengono esplorate nuove aree alla ricerca di condizioni ambientali favorevoli alla nidificazione.
L’effetto delle azioni di divulgazione e sensibilizzazione aumenta e diffonde sul territorio la partecipazione del pubblico alle segnalazioni dei ritrovamenti attivando le procedure di registrazione e protezione dei nidi.

Aiutaci a proteggere i nidi.

L’altissimo tasso di mortalità al quale è esposta la specie, sia nello stadio giovanile che adulto, rende la fase della riproduzione tra le più importanti e delicate nella vita delle tartarughe marine.

come e cosa segnalare?

Se avvisti un nido o delle tracce di tartaruga marina, segnala al 1515 (Corpo Forestale) o al 1530 (Guardia Costiera).

quali cautele osservare?

Quando si è testimoni diretti della risalita dal mare di una tartaruga marina bisogna osservare le seguenti cautele:

  • mantenersi ad una distanza di almeno 4 metri dalla femmina e non posizionarsi mai di fronte durante tutte le fasi; evitare assolutamente il contatto fisico;
  • contenere il numero degli osservatori al minimo possibile, osservando il silenzio e parlando sottovoce;
  • evitare l’uso di flash e sorgenti luminose che alterino le condizioni di luminosità esistenti;
  • per facilitare l’individuazione del punto esatto della camera del nido è consentito l’uso di torce schermate con filtro rosso o con un drappo di tessuto. 

Da Sapere

Depone le uova in numero vario, fino ad un massimo di 200, dalla tarda primavera fino all’estate inoltrata scavando nelle spiagge buche profonde 50 cm. La durata dell’incubazione (60-70 giorni) e la determinazione del sesso dipendono dalle temperature; la schiusa avviene generalmente di notte e i tartarughini (hatchlings) raggiunta la riva nuotano instancabilmente per 24 ore raggiungendo il mare aperto.

I cetacei, speciali testimoni
della salute del mare

I Cetacei sono mammiferi completamente adattati alla vita acquatica. Respirano aria attraverso i polmoni e devono emergere regolarmente in superficie. Nel mare, cacciano, comunicano, partoriscono e allattano.

I cetacei

I Cetacei sono mammiferi completamente adattati alla vita acquatica. Respirano aria attraverso i polmoni e devono emergere regolarmente in superficie.
Nel mare, cacciano, comunicano, partoriscono e allattano.

I Cetacei nel mediterraneo

Questi animali sociali vivono in branchi, dove ogni individuo si riconosce e comunica con gli altri tramite segnali sonori, un vero e proprio linguaggio fatto di suoni che variano da basse ad alte frequenze. Questa forma di comunicazione è cruciale, in particolare nel rapporto tra madre e piccolo, permettendo loro di mantenere un contatto continuo. Nei nostri mari sono presenti diverse specie di cetacei, tra cui la Balenottera comune, il Capodoglio, l’Orca, la Balenottera minore, lo Zifio, il Globicefalo, la Pseudorca, il Grampo, il Tursiope, lo Steno, la Stenella striata e il Delfino comune. L’area compresa tra la Costa Azzurra, la Liguria, la Toscana, la Corsica e la Sardegna settentrionale ha una densità particolarmente alta di balene e delfini. Per questo motivo, nel 1999 è stato istituito il Santuario dei Cetacei, una riserva marina protetta. Francia, Italia e Principato di Monaco, firmatari dell’accordo per l’istituzione del Santuario, si impegnano a proteggere i mammiferi marini e i loro habitat, mitigando gli impatti negativi delle attività umane.

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cosa minaccia i cetacei?

Purtroppo, i cetacei affrontano numerosi pericoli. Sebbene la mortalità possa derivare da cause naturali come attacchi di squali o malattie, è l’uomo il loro più grande nemico. Reti da pesca in cui restano intrappolati, inquinamento chimico, rifiuti plastici abbandonati in mare, rumore delle imbarcazioni e il degrado degli habitat marini rappresentano minacce significative. Questi fattori contribuiscono spesso agli spiaggiamenti di delfini e balene. I Cetacei possono spiaggiarsi da soli o in gruppo. Quando un branco possiede forti legami sociali, gli altri membri non abbandonano i compagni in difficoltà, seguendoli fino alla spiaggia e, in molti casi, fino alla morte.

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Gli squali: predatori in pericolo

Gli squali evocano in noi paure ancestrali e rappresentano nel nostro immaginario un pericolo sempre in agguato nei mari.
Forse è anche per questo che oggi il numero di questi evoluti predatori, presenti nei mari da più di 100 milioni di anni, è drasticamente diminuito ed è a rischio la loro stessa sopravvivenza.

Gli squali

Gli squali evocano in noi paure ancestrali e rappresentano nel nostro immaginario un pericolo sempre in agguato nei mari.
Forse è anche per questo che oggi il numero di questi evoluti predatori, presenti nei mari da più di 100 milioni di anni, è drasticamente diminuito ed è a rischio la loro stessa sopravvivenza.

Quali squali vivono nel mediterraneo?

Nei nostri mari vivono diverse specie di grandi squali pelagici, come la verdesca o squalo azzurro, il cetorino o squalo elefante, lo squalo grigio, lo squalo volpe, il mako e lo squalo bianco. Gli squali hanno uno scheletro cartilagineo e un corpo affusolato con pinne triangolari, muso appuntito, fessure branchiali e una bocca munita di più serie di denti che si rinnovano continuamente. Partoriscono in aree dette nursery, dove i piccoli trascorrono le prime fasi della loro vita. Sono predatori opportunisti posti ai vertici della catena alimentare, in cui svolgono l’importante ruolo di mantenere l’equilibrio delle popolazioni predando gli individui più deboli, e contribuendo in tal modo alla conservazione della biodiversità marina.

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cosa minaccia gli squali?

Gli squali vivono a lungo ma crescono lentamente, impiegando diversi anni per raggiungere l’età riproduttiva. Le femmine, dopo una lunga gestazione, partoriscono un numero limitato di piccoli. Per questo motivo tutte le specie di squali sono particolarmente vulnerabili rispetto a minacce quali l’impatto delle catture accidentali e a quelle della pesca mirata per la consumazione delle loro carni. Inoltre, poiché le popolazioni di squali sono soggette a un lento ricambio e necessitano di aggregarsi per esigenze riproduttive, esse sono criticamente esposte al degrado degli habitat per cause antropiche o climatiche.

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Il nostro contributo
alla ricerca scientifica

Attraverso le campagne di monitoraggio degli spiaggiamenti e la raccolta di campioni biologici dagli esemplari spiaggiati si possono ricavare molte informazioni sullo stato di salute di una data specie e sulle condizioni dell’ecosistema in cui vive.

La ricerca

Attraverso le campagne di monitoraggio degli spiaggiamenti e la raccolta di campioni biologici dagli esemplari spiaggiati si possono ricavare molte informazioni sullo stato di salute di una data specie e sulle condizioni dell’ecosistema in cui vive.

I Cetacei indicatori biologici dello stato d'integrità del loro habitat.

Monitoriamo le catture accidentali e gli spiaggiamenti di cetacei lungo le coste della Sardegna sud-occidentale, curando la valorizzazione dei loro reperti osteologici a fini museali e di ricerca scientifica e offriamo supporto logistico e operativo per la raccolta di campioni biologici da parte degli istituti zooprofilattici impegnati nella sorveglianza sanitaria sulle cause di decesso. In collaborazione con istituti di ricerca internazionali, svolgiamo ricerche scientifiche di base, mirate alla comprensione della biologia molecolare e strutturale dei patogeni (virus e batteri) che infettano i mammiferi marini e ne rappresentano una delle più importanti cause di spiaggiamento e morte.

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Squali in Sardegna

Contribuiamo allo studio della distribuzione storica e contemporanea delle specie di grandi squali pelagici lungo le coste della Sardegna sud-occidentale, monitorando le catture accidentali, gli spiaggiamenti e la presenza di aree di nursery. Inoltre, conduciamo ricerche finalizzate alla comprensione delle interazioni trofiche predatorie e opportunistiche fra squali, delfini e tartarughe marine.

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Agli interventi sui Cetacei e tartarughe marine in difficoltà, il Centro recupero Tartarughe marine Laguna di Nora affianca un importante lavoro di ricerca scientifica e ha collaborato o collabora attualmente con:

  • Università degli Studi di Padova – Dipartimento di Biomedicina comparata e scienze alimentari
  • Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Biologia animale e dell’uomo
  • Università di Teramo – Facoltà di medicina veterinaria
  • Research Unit in Hygiene, Statistics and Public Health, Campus Bio‐Medico di Roma University, Rome, Italy
  • Max Planck Institute of Biochemistry
  • Istituto Zooprofilattico delle Venezie
  • Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e Molise
  • Edgerton Research Laboratory, New England Aquarium, Boston, MA, USA

I reperti cetologici della Galleria Cetacei e la loro storia

I reperti esposti nella Galleria Cetacei del nostro Centro Visite sono quattro: due, antecedenti al 1993, acquisiti in occasione dell’esperienza con il CSC (Centro Studi Cetacei); i restanti provenienti dall’attività del CRTM Laguna di Nora.

I reperti cetologici

I reperti esposti nella Galleria Cetacei del nostro Centro Visite sono quattro: due, antecedenti al 1993, acquisiti in occasione dell’esperienza con il CSC (Centro Studi Cetacei); i restanti provenienti dall’attività del CRTM Laguna di Nora.

Al centro visite della Laguna di Nora potrai osservare dal vivo alcuni dei reperti. Per scoprire di più, visita la pagina dedicata alla Galleria Cetacei.

Il CRTM Laguna di Nora promuove programmi educativi e di sensibilizzazione, rivolti sia alle scuole che ai visitatori, per diffondere la consapevolezza sull’importanza della conservazione di queste affascinanti creature. Per scoprire di più, visita la pagina CEAS (Centro di Educazione Ambientale e
alla Sensibilità).

L’inquadramento clinico, diagnosi e protocollo terapeutico è a cura del veterinario Dottor Alberto Russo della Clinica Città di Capoterra. Diagnosi e terapia Assistere alla liberazione di una tartaruga marina, dopo mesi di cure, rappresenta un risultato tangibile dell’intensa opera di salvaguardia della biodiversità che si svolge nell’Oasi di Nora. Il ritorno al mare Un evento importante sul piano della sensibilizzazione, utile per informare sulle problematiche legate alla conoscenza, al rispetto e alla salvaguardia dell’ambiente e delle sue risorse. Il ritorno al mare Il raro ritrovamento di un neonato di Balenottera minore a San Giovanni Suergiu.Il Grampo, il Tursiope e la Stenella spiaggiati lungo la costa tra Cagliari e Nora. Il monitoraggio dei cetacei spiaggiati Veterinari esaminano il becco di una tartaruga marina in una clinica specializzata, durante una visita di controllo per il recupero. Operatore veterinario visita una tartaruga marina caretta caretta posizionata su un tappetino blu in una clinica specializzata per animali marini. Veterinario prepara una siringa per curare una tartaruga marina caretta caretta, adagiata su un lettino medico sotto una lampada, durante un intervento di recupero e riabilitazione. Tartaruga marina in fase di recupero all'interno di una vasca bianca su una barca, con un asciugamano accanto per mantenerla idratata. Freccia a destra Freccia a sinistra Due operatori rilasciano una tartaruga marina caretta caretta in mare, in un tratto di costa rocciosa e cristallina, durante un intervento di recupero e tutela della fauna marina. Operatori su un gommone rilasciano in mare una tartaruga marina caretta caretta, supportati da subacquei, durante un’operazione di salvataggio e monitoraggio della fauna marina in Sardegna. Rilascio di una tartaruga marina caretta caretta sulla spiaggia davanti a una folla di curiosi e operatori ambientali, durante un evento pubblico di sensibilizzazione in Sardegna. Un operatore su una barca rilascia in mare una tartaruga marina caretta caretta durante un'azione di recupero e reinserimento della fauna selvatica nel Mar Mediterraneo. Operatore subacqueo osserva una tartaruga caretta caretta che nuota lentamente in mare aperto. Tartaruga marina caretta caretta in primo piano mentre nuota nelle acque cristalline della Sardegna, visibile il dettaglio del carapace e delle pinne anteriori. Tartaruga marina caretta caretta nuota in mare aperto, ripresa di profilo in acque limpide durante il monitoraggio della fauna marina in Sardegna. Operatore subacqueo osserva una tartaruga caretta caretta che nuota lentamente in mare aperto Ricercatore misura una giovane balenottera spiaggiata in acque basse, osservando le condizioni del corpo per il monitoraggio della fauna marina in Sardegna. Operatore forestale documenta il ritrovamento di un delfino spiaggiato su una spiaggia ghiaiosa, durante un'attività di monitoraggio della fauna marina in Sardegna. Ricercatore marino in muta corta effettua misurazioni su un delfino spiaggiato in acque basse, utilizzando un calibro a barra per il monitoraggio scientifico della fauna marina. Biologo marino esegue rilievi su un delfino spiaggiato lungo la costa sarda, con un pontile industriale visibile sullo sfondo e mare calmo.